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La storia di Castino

La storia di Castino


Il paese ha origini antiche, come dimostrano i numerosi reperti ritrovati tra cui tre preziose lapidi, lungo l'importante arteria della 'via magistra Langarum'. Secondo alcuni il nome deriverebbe da un legionario romano che pare si chiamasse Castino. Altri sostengono, come comproverebbe una lapide tombale, che il suo nome derivi da "Castrum Stattiellorum" (secondo altri l'etimologia esatta sarebbe dal basso latino "Castaneum" cioè castagneto, per le piante che ancora oggi vi abbondano). Le origini del paese si fanno risalire dalla tradizione ad insediamenti di popolazioni Liguri.
Ma chi erano i Liguri?
Fu l'antico popolo che diede il nome alla regione italiana e che nel VI secolo a.C. sappiamo insediati già da tempo, nella zona costiera tra Nizza e Pisa . Spinti da tribù celtiche, furono costretti, a penetrare l'interno boscoso della zona subalpina, spingendosi fino alle valli montane. Lungo i loro spostamenti costruirono villaggi e avviarono attività commerciali.
Le poche notizie provengono dalla letteratura latina e greca.
Esiodo ( VI sec. a. C. ) ne parla come uno dei tre grandi popoli barbari che controllavano il mondo allora conosciuto: gli Sciti, gli Aetiopi e i Liguri e narra, in forma mitologica, la trasformazione in cigno del loro re Cicno.

Nel Medioevo Castino appartenne ai Marchesi di Savona, ai Marchesi di Ceva e di Valperga. Oggetto di aspre contese fra Francesi e Spagnoli, Castino passò definitivamente ai Savoia in seguito alla clamorosa vittoria di Emanuele Filiberto. Ancora gli Spagnoli, nel 1600, rovinarono il castello. Notevoli sono le vestigia di un grande castello, devastato dagli spagnoli nelle guerre del secolo XVII ed appartenuto in varie epoche ai Del Carretto, ai Guttuari, agli Appiani, ai Valperga, agli Occelli, agli Oreglia di Novello ed ai Biandrate di San Giorgio. Un pregevole pulpito barocco si ammira nella parrocchiale di Santa Margherita, assai mutata dai restauri dopo una scossa di terremoto nel 1887. Monumento nazionale è la chiesa benedettina della Vergine delle Grazie, in regione San Martino, di cui sussistono la facciata ed il coro con due altari laterali; apparteneva ad un antichissimo monastero in cui entravano, per prendervi i voti o per esservi educate, le damigelle delle migliori famiglie delle Langhe. Il convento fu soppresso sotto i francesi, nel 1802, ed il cospicuo patrimonio, 300 giornate di terra, venduto come "bene nazionale.